Le storie di Alife

Il vino del 2019 è dedicato a Johann Jakob Egg nato in Svizzera ad Ellikon nel lontano 1765.

Johann, dopo un periodo di apprendistato nel commercio presso la Biedermann a Winterthur, dopo aver fondato un’industria tessile in patria, decide di rispondere al blocco napoleonico del cotone nel 1812 spostando telai e maestranze a Piedimonte d’Alife . Più di 200 operai si traferiscono con le loro famiglie da Zurigo. Praticamente fondano una colonia. Vengono a piedi. Viaggiano superando, eroicamente, Alpi ed Appennini.

La scelta sarebbe potuta cadere anche su altri siti Però qui c’è l’acqua da sfruttare come forza motrice e non è lontano dai punti nevralgici del commercio. E comunque è all’interno del Regno delle Due Sicilie dove è possibile far arrivare il cotone americano ma soprattutto si riesce a coltivare lino, bambagia e canapa per tessere e robbia per tingere.

Le aziende cotoniere degli Egg sono arrivate a contare più 1000 operai. Per tutto l’ottocento metà svizzeri e metà italiani. Una colonia. Nel 1835 lo stesso Johann ritrae la sua azienda in dipinto che evidenzia come paesaggio rurale e manifattura si fondessero in una cornice che ricordava i paesaggi svizzeri.

Di tutta questa epica vicenda non rimane niente. Ma mentre facevamo il FederIIco 2019 ci siamo imbattuti più volte in Johann. Perché Johann Jakob Egg amava le cose buone come il vino appunto. Le cose belle come l’arte, la natura, l’archeologia. Sembra che avesse la passione dello scavo e che abbia portato alla luce coppe, canteri e vasi ritrovati ai piedi del Matese. Di sicuro se non è stato lui, è stato suo nipote Egg Gian Giacomo (L’acronimo fa EGG, è un acronimo ricorsivo che contiene dentro se stesso l’acronimo stesso) che ha lasciato traccia fotografica dei suoi scavi in località Conca d’Oro e cioè non lontano da Varricelle dove abbiamo coltivato il Pallagrello Nero del FederIIco 2019.

Di sicuro c’è che Johann ha lasciato una collezione di vasi Appuli del IV secolo a.C. al museo archeologico dell’Università di Zurigo, dove ha speso gli ultimi anni della sua vita. La donazione Egg è tra le più importanti del museo e testimonia del viaggio della cultura in europa lungo i secoli. Gli Appuli copiavano i vasi più belli dei greci e li rivendevano ai notabili Osci al di qua del Matese che se li portavano nella tomba. Johann li ha scavati, li ha comprati, li ha classificati e li ha regalati all’università di Zurigo nel 1840.

In figura un pelìke della collezione donato da Johann Jakob Egg. Su un lato è dipinta la migliore rappresentazione esistente al mondo del mito di Poseidone ed Amimone (E’ una storia da raccontare per la sua stranezza. Ma è un’altra storia).

Di questo tipo di vasi rimane una testimonianza significativa anche nel “Museo archeologico dell’antica Allifae” (museo da visitare ad Alife). E’ il “cratere di Trittolemo”, vaso attico rinvenuto a metà dell’Ottocento in uno dei sarcofaghi degli Osci intorno ad Alife. L’artista, forse appulo forse greco, ha realizzato intorno al 400 A.C. un’opera complessa e magica.

Su un lato il cratere presenta l’eroe Trittolemo seduto sul carro alato con il quale diffondeva tra gli uomini la coltivazione del grano (anche questa è una storia da raccontare perché porta fino a Cecere-Demetra, madre della terra da coltivare. Ma è un’altra storia!). E’ questa, comunque, una testimonianza della vocazione agricola delle terre alifane.

Johann Jakob Egg ha lasciato la guida dell’azienda al nipote Egg Gian Gasper ( anche lui EGG), che a sua volta ha ceduto all’ultimo degli Egg Gian Giacomo ( Gegè per gli amici) nato in Italia ma sangue svizzero.

La dedica del Federico 2019 è a Johann Jakob Egg, ma anche ai suoi discendenti, anche alla colonia svizzera di cui rimane labile traccia anche nel cimitero degli svizzeri a Piedimonte Matese.

Tracce. Storie che per un attimo sono ancora qui e poi sono andate via . Non c’è sintesi e morale, ma solo evocazione nel brindisi degli anni a venire, auspice la vendemmia 2019